martedì 5 luglio 2016

“L’innominabile attuale” (Da “La Rovina di Kasch”, di R. Calasso)





“L’innominabile attuale” [1].

“Marx parla della post-storia quando accenna al passaggio dalla ‘storia’ alla ‘storia universale’: fase sperimentale della storia, in cui tutto forma un corpo unico, in cui nulla è esterno alla società, in cui tutto agisce su tutto, come nel risonante cosmo primordiale. Suo fondamento empirico: il mercato mondiale in quanto uscita senza ritorno dalla Bornierheit, l’angustia locale. Il mercato mondiale reinventa una sorta di fato (come la post-storia risveglia in genere tutte le categorie arcaiche, che si applicano ora a una realtà invertita rispetto a quella entro cui erano nate)” [2].

“Storia: le trasformazioni (i fatti di cui parlano i libri di storia) avvengono contro un ordine che si presenta come stabile. […] Post-storia: le trasformazioni sono implicite nel carattere sperimentale dell’ordine, che presenta come stabile tale suo carattere. L’immensa ingenuità, che oggi possiamo riconoscere, nei molti che nell’Ottocento accusavano la nuova età di ‘materialismo’. Mentre la sua gnosi, clandestina e imperiosa, sottintende che tutto sia spirito sia il più duttile dei materiali” [3]. Qui “spirito” è geist, “mente”, la parte “sottile” dell’umanità. E questo “spirito” è summiter manipolabilis. Doctrina diaboliQuia de spiritu humano facit materiam

“La qualità erede del prestigio. L’unità di misura del prestigio non è accertabile. Prestigio è una forza che si manifesta: attraverso emblemi, ordalie, commistioni con altre forze. Non disponiamo di un’unità di misura della forza: almeno di quelle che trattava ancora Giordano Bruno, ma già non più Newton” [4].

Là dove non c’è iniziazione, c’è l’autodidatta. Là dove il sapere non è un sapienza trasmessa in un’esperienza, chiunque è abbonato a un’università che è una casella postale” [5].





NOTE
[1] R. Calasso, La Rovina di Kasch, Adelphi Edizioni, Milano , p. 318.
[2] Ibidem, corsivi in originale.
[3] Ivi, pp. 319-320, corsivo in originale.
[4] Ivi, p. 314.
[5] Ivi, p. 284, maiuscoletti miei. “Il nostro destino è governato da due mummie: quella di Lenin nel suo mausoleo e quello di Bentham a Londra, University College” (ibidem). In tal caso, è chiaro come le cose non possano che andar male, poiché ambedue le mummie non versano in buona situazione: quella di Bentham è stata decapitata, tant’è che la testa è conservata separata dal corpo (il che la dice lunga sul capitalismo e la sua cecità), e quella di Lenin è sempre a rischio che chiudano tutto il mausoleo (vi sono state molte proposte in tal senso recentemente). Ovviamente, mentre molti sanno della mummia di Lenin, molti meno sanno della mummia di Bentham, molti sanno dei danni fatti dal socialismo “reale”, molti ma molti meno si rendono conto dei danni fatti dal capitalismo “reale”, e che continua senza dubbio a fare …



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