“Nelle aste alcuni orsi hanno raggiunto cifre inaudite. Per esempio un vecchissimo esemplare in peluche chiamato Mabel e appartenuto ad Elvis Presley (da bambino o da grande?) […] fu messo all’asta in più occasioni […]. Mabel risaliva al 1909 […]. La fine dell’orsetto fu decisamente sinistra: prestato dal suo ultimo proprietario per un’esposizione di orsi di peluche a Wells, Inghilterra, […] suscitò l’odio e la gelosia di un dobermann che accompagnava la guardia la prima sera dopo la chiusura. Il cane s’impadronì della preziosa reliquia e la fece rabbiosamente a pezzi con morsi ed unghiate. Era un martedì. […]. I cani non sono i soli a comportarsi in questo modo. Come abbiamo sottolineato più volte in questo libro, lo fanno anche gli uomini e le società, che sembrano ossessionati dal ricordo, più o meno cosciente, di quei tempi antichissimi in cui condividevano con gli orsi gli stessi spazi, le stesse prede, le stesse paure, le stesse caverne e qualche volta gli stessi sogni e gli stessi giacigli. Di fatto, gli uomini e gli orsi son sempre stati inseparabili – uniti da un rapporto di parentela progressivamente passato dalla natura alla cultura – e lo son rimasti fino ad oggi. Al punto che, quando nel luglio del 1969 Neil Armstrong e i suoi due compagni partirono per la Luna, erano accompagnati da un orso. Non un orso in carne e peli, ma un orso di peluche, simbolo d’una lunghissima storia cominciata sulla Terra decine di migliaia di anni fa e continuata sulla Luna alle soglie dell’eternità”.
M. PASTOUREAU, L’orso. Storia di un re decaduto, Einaudi editore, Torino 2008, pp. 307-308, mie osservazioni fra parentesi quadre: e quindi QUESTA è stata “LA FINE dell’ ORSO” …
“Nennio aveva già spiegato: Artur latine sonat ursum horribilem”.
J. EVOLA, Il Mistero del Graal, Edizioni Mediterranee, Roma 1972, p. 34, corsivi in originale. Questo era l’ ORIGINARIO “senso” del termine “ORSO” …[1]
“Hitler non era una tigre di carta? Non è forse stato rovesciato? Ho anche detto che lo zar di Russia, l’imperatore della Cina e l’imperialismo giapponese erano tigri di carta. Come si sa, sono stati tutti rovesciati. L’imperialismo USA non è stato ancora rovesciato e per di più ha la bomba atomica. Ma son certo che finirà come gli altri. È anch’esso una tigre di carta”.
MAO TSE-TUNG, Citazioni Il «libretto rosso», Tascabili Economici Newton, Roma 1994, p. 32. Ma le “tigri di carta” SONO LE PIÙ PERICOLOSE … decisamente! Qui – come su ALTRO – Mao si sbagliava … e però NON si è sbagliato su tutto!
“È mia opinione che la situazione internazionale sia giunta ad una nuova svolta. Vi son oggi nel mondo due venti, il Vento dell’Est e il Vento dell’Ovest. Esiste un detto cinese: «O il Vento dell’Est prevale sul Vento dell’Ovest, o il Vento dell’Ovest prevale sul Vento dell’Est». A mio avviso la situazione attuale è che il Vento dell’Est prevale sul Vento dell’Ovest”.
Ivi, p. 33. Direi, piuttosto, nella situazione di oggi, che il “Vento dell’Est” è ormai molto più forte di prima ma quello dell’Ovest permane ancora forte, solo che la sua risposta è isterica e non ragionata, ma solo “militaristica”, il che lo stesso Mao in tal modo descriveva: “«Sollevare una pietra per poi lasciarsela cadere sui piedi», dice un proverbio cinese”, ivi, p. 32.
Qualche osservatore un po’ più attento se n’è – bontà sua – finalmente accorto!, si parla, peraltro giustamente, di “trappola” in cui è finito “l’Occidente collettivo”, fatto senza dubbio verissimo, ma il punto vero è che l’ascolto NON esiste, che le “decisioni” paiono già scritte, che si ratifica con quell’ “unanimità crescente” di cui si parlava – l’anno scorso! – in “Impolitiche Considerazioni” …
“Da quel vecchio saggio cinese dell’era moderna qual era, Mao Tse-tung ebbe a dire nel 1955: «Il bluff atomico degli Stati Uniti non può certo spaventare il popolo cinese. […] Quel po’ d’armi nucleari che gli Stati Uniti posseggono non possono distruggere il popolo cinese. Se anche gli Stati Uniti disponessero di bombe atomiche più potenti e le usassero contro la Cina [eventualità oggi non tanto remota: con la Russia “l’America” teme ancora ma con la Cina non si fa scrupoli!, come col Giappone, o - quasi - con la Corea, dove ne fu evitato l’uso in extremis], se anche facessero un bel buco sulla Terra o la riducessero in frantumi, per quanto grandi possano essere le ripercussioni di un tal atto sul sistema solare, esso sarebbe pur sempre una vicenda di poco conto per l’universo». Mao aveva sicuramente idee molto originali [decisamente!]. Anche Žirinovskij ha idee originali, fra cui non ultime la forte propensione alla minaccia nucleare ed il sogno ossessivo di vedere un giorno i soldati russi lavarsi gli stivali sulle sponde dell’Oceano Indiano [ma tale propensione-fissazione per la “corsa finale verso Sud”, in realtà, comincia già con Pietro il Grande … *NON*, dunque, VERSO l’ OVEST – e cioè l’Europa –, ma **verso il SUD!**]”.
G. FRAZER – G. LANCELLE, Il libretto nero di Žirinovskij, Garzanti Editore, Milano 1994, pp. 21-22 della Premessa, mie osservazioni fra parentesi quadre. Peraltro Žirinovskij era favorevole al lasciar perdere l’Europa e per un’alleanza fra Russia e Cina, ciò che poi È SUCCESSO! Inoltre, I. Wallerstein – che più si è fatto riferimento in questo blog – affermava, già quasi trent’anni fa!, che la Cina sarebbe assurta al dominio globale verso il 2025, ma, ecco il punto!, NON da sola, ma con per mezzo dell’alleanza con la Russia, e ciò propiziato dalla “strategia” di “auto trappola” dell’ “Occidente collettivo”, coincidente ormai con la Nato … Dicono i francesi: “tutto di tiene” …
“La testa dell’orso, chiamata Metot Kamui (o Marapto Kamui), viene decorata e quindi fissata generalmente sul palo centrale a forcella (kiraunsapa-ni […])”.
F. MARAINI, Gli ultimi pagani, Red Studio Redazionale, Como 1997, p. 50, corsivi in originale.
“Il contratto cessa di valere come regolazione di rapporti tra interessi privati, anzi: cessa di valere come strumento di regolazione, per affermarsi come fondamento dell’Unico ordine possibile […]. Al di sopra del contratto può […] esser lasciato sussistere un cielo […] di categorie universalmente ‘umane’, che tuttavia condividano con esso la natura astorica e perciò la piena disponibilità a qualsiasi applicazione. Quest’ ‘universalmente umano’ non ha nulla nella sua forma astratta che contraddica l’ ‘universale’ dei ‘diritti umani’; ma per valere come il primo, anche il secondo dovrebbe esser fatto rientrare nella forma positiva del contratto, diventare norma di un Diritto internazionale riconosciuto ed applicato”.
M. CACCIARI, Il lavoro dello spirito, Adelphi Edizioni, Milano 2021, p. 18, corsivi in originale, grassetti miei. Nel “conflitto per dettar legge” che vediamo al momento in atto, in primis, alcune forze NON riconoscono che quello attuale – governato proprio da quel che Cacciari dice – sia “l’ Unico ordine possibile”; poi, secondo punto: se questa sorta di “contrattualizzazione” del Diritto internazionale apre “a qualsiasi applicazione” – di nuovo: come vediamo in questo momento nel mondo –; allora CHI decide della “qualsiasi applicazione”? E questo è “IL” punto che oggi è in questione. Ed è dal “CHI” decide che deriverà ogni esito futuro (prossimo) …
“«Sudiciume condiviso da migliaia è pulito» (detto molussico)”.
G. ANDERS, L’uomo è antiquato, Il Saggiatore, Milano 1963, p. 246.
Si è parlato, in tempi recenti, della vicenda della guerra di Corea, negli anni Cinquanta, quando McArthur – il ben noto generale americano – voleva usare (riusare) l’atomica nella stessa guerra di Corea, dove l’avanzata dell’America, dopo i successi iniziali, era però andata male a causa la strategia molto astuta di Mao Tse-tung - diciamo il suo più brillante successo “strategico” (più della Lunga Marcia), visto l’allora stato pessimo in cui era l’armata cinese. L’esercito cinese, venendo da una lunga guerra civile, non era certo nel suo stato migliore. Dunque perché non attaccarlo? Ecco uno dei (*ricorrenti*) “‘brillanti’ (si fa per dire!) **insuccessi** strategici” americani, quei calcoli sbagliati e **temerari** che han fatto sì che, recentemente, proprio a causa della sua grave crisi di consenso mondiale, l’America si sia votata ormai ad incendiare il mondo intero con la sua politica di “escalation perenne”, senza tener nel minimo conto altre possibilità meno avventuristiche, dunque per tal motivo “strategicamente” migliori. Toynbee diceva che “il militarismo è la tomba degli imperi”. O IL SUO PRECURSORE.
Di certo “l’America” è un impero – MODERNO (niente a che spartire con quello di Federico II!) – ma quant’è stato ed è ancora mal gestito! Proprio “coi piedi” (come suol dirsi) … Solo attacco, solo escalation, solo aumento di spese militari, “forza bruta” come suol dirsi, zero strategia di lungo periodo, un minimo – proprio minimo – di visione: cooptare, non render sudditi, dar vantaggi, e NON solo costi: NON gli entra in testa … Quel che loro tanto biasimavano nell’ URSS è quello che stanno facendo! La Nemesi colpisce duro! “Si diventa come chi si sconfigge”, diceva qualcuno …
Va precisato che McArthur voleva usare l’atomica in Corea (del Nord) sin dall’inizio del conflitto. Va poi aggiunto che il libro – abbastanza datato – che si va, qui di seguito, a citare, parte dall’idea di “vergogna prometeica”, cioè dal fatto che l’uomo si sente “inferiore” alle macchine: più o meno vero, “ANCHE” vero, però NON è il tema. Dunque veniamo a questo tema.
“Ormai non è più un segreto per nessuno che al principio del conflitto coreano il generale McArthur propose delle misure la cui esecuzione avrebbe anche potuto scatenare una terza guerra mondiale [secondo il concetto che ci si faceva in quel tempo di “Terza guerra mondiale”, concetto, in parte, perdurante oggi: ma SIAMO nella “terza guerra mondiale” però senza nucleare; un conflitto con l’uso massiccio del nucleare devesi chiamare “QUARTA guerra mondiale”]. Ed è del pari noto a tutti che la decisione se si dovesse rischiare o meno tale conseguenza gli fu tolta dalle mani. Coloro però che gli tolsero questa responsabilità non lo fecero per assumere […] la decisione o per addossarla a uomini più qualificati in campo politico, economico o morale; ma (dato che «l’ultima parola» doveva essere oggettiva e che «oggettive» sono considerate oggi solo le enunciazioni degli oggetti) – per inoltrarla ad una macchina – insomma: si trasmise la responsabilità decisiva ad un «Electric brain» […]. Se la decisione fu sottratta a McArthur, non lo fu in quanto McArthur, ciò non avvenne perché si aveva motivi speciali di diffidare dell’intelligenza di McArthur, bensì perché anche McArthur aveva soltanto un cervello umano. Dire che la responsabilità gli «venne tolta» in quanto uomo, è certo un modo d’esprimersi capzioso. Perché il potere che gli sottrasse la decisione non fu un’istanza sovrumana, non la «moira» o la «tyche» o «Dio» o la «storia», ma l’uomo stesso; che, depredando per così dire la sua sinistra con la sua destra, depose la preda (la sua decisione e la sua libertà di decisione) sull’altare della macchina […]. In altre parole […] subordinando il generale alla macchina, l’umanità lese sé stessa. Non mi si fraintenda. Non si tratta affatto di esprimere solidarietà con McArthur […], qualsiasi altra personalità pubblicamente in vista […] sarebbe servita altrettanto bene. Quel che intendiamo dire è soltanto che chi trasferisce la responsabilità da un uomo ad una macchina, trasferisce con ciò stesso la sua propria responsabilità [ed ecco perché un “regime democratico” – “legalmente costituito” con le sue brave “garanzie costituzionali” – non ferma la “bomba” esattamente allo stesso modo di un regime cosiddetto “autocratico” e/o “dittatoriale” o/e “democratura” che dir si voglia; ed è poi stato un regime democraticamente costituito – ed operante per mezzo di una Costituzione scritta – quello che, sinora unico (ma non è affatto detto che così rimanga la situazione!), ha “usato” la bomba nucleare su degli obiettivi **civili**, cosa che, pur con i “canti e peana” che si ascoltano sulla democrazia, non viene mai spiegata] […]. La macchina-oracolo venne dunque «foraggiata» – «to feed» è il termine tecnico […] – con tutti i dati concernenti l’economia americana e quella nemica. «Con tutti», a dir il vero, è esagerato. Perché intrinseca alla macchina è la sua «idée fixe», cioè: la limitazione naturale delle sue determinanti, il fatto che il punto di vista da cui rielabora il materiale viene regolato in anticipo e quindi resta fisso una volta per tutte. Dunque la si «foraggiò» esclusivamente con dati che si prestavano ad un calcolo quantitativo […]. Quindi domande come se sarebbe stata una guerra giusta o ingiusta non furono nemmeno poste al cervello elettronico; […] si riconobbero per «dotate di senso» solo quelle domande che avrebbero ottenuto una risposta univoca dall’univoco apparecchio, e si eliminarono tutte le altre come assurde, si rinunciò a priori alle domande morali (sebbene si sia cercato di darsi ad intendere che si consultava la macchina per un massimo di scrupolo [così si disse; precisamente così si continua col dire]). Ci son dunque due ordini di cose che vengono a cadere e che non «contano» più, se si ricorre alla macchina: 1. la competenza dell’uomo a decidere da sé i propri problemi, dato che la sua capacità di calcolare è nulla in confronto a quella della macchina. 2. i problemi stessi, se tali problemi non son calcolabili [i problemi decisivi NON lo sono AFFATTO]”, G. ANDERS, L’uomo è antiquato, cit., pp. 63-65, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Il cambiamento avvenuto allora È stato IRREVERSIBILE. Ma un calcolo può cambiare, e così è stato. È possibile avere bombe nucleari “tattiche” – in realtà più potenti di quella su Hiroshima –, il cui “uso” si può dimostrare non avere quelle “deficienze quantitative” – ahi noi – così “sgradevoli” ed un po’ “antipatiche”, “deficienze quantitative” proprie alle armi oggi dette “strategiche”, che “assicurano” (con rate fisse) la distruzione reciproca, e dunque l’inutilità del loro “uso” ai fini “bellici”. E così, si è messo di nuovo in moto l’ “amabradàn” … ed eccoci nella presente situazione!
In seguito, McArthur si sarebbe licenziato per il “veto” ricevuto dal calcolatore elettronico – nato dalla dottrina “MAD” (“Mutual Assured Destruction”, ovvero: “Mutua Distruzione Assicurata [“MDA”]), che in inglese significa pure pazzo (cioè “mad”) … Il punto è, si diceva: la dottrina “Mad” è oggi stata sostituita da un’altra, più ancor “mad”, cioè quella dell’uso del nucleare cosiddetto “tattico” che – alla fin fine – “se po’ ffa’” … macché sarà mai …? Ma, come si è già detto: una bomba nucleare cosiddetta “tattica” di oggi è ben più potente delle bombe, al tempo, “strategiche”, “sganciate” su Hiroshima e Nagasaki, per le quali – e delle quali – nessuno ha mai preso responsabilità. Gli USA infatti non hanno *mai* riconosciuto, NÉ MAI LO FARANNO, alcuna responsabilità nei due paralleli eventi. NON si parla di “reità” – si ponga qui attenzione! – ma di mera responsabilità. Solo un “effetto collaterale” non voluto: non sarebbero che questo le “vittime”. È stato solo “un atto di guerra” e, come si sa, in guerra tutto è lecito.
Il governo federale non ha però riconosciuto alcuna responsabilità per gli atti, che pur ha compiuto, verso i propri cittadini coinvolti solo involontariamente nei test nucleari, figuriamoci se MAI riconoscerà una qualche responsabilità verso i cittadini d’un altro stato, per esempio quello giapponese! È fuori questione per loro. Questi son meri fatti: ad ognuno le deduzioni da farsi nella sua coscienza, sempre se la ritrova dentro … Ma torniamo all’orso. Se “la fine dell’orso” è stata quella detta qui su, all’inizio, “la fine del ‘figlio dell’orso’” (Mac Arthur) non poteva essere differente. Non ci stupisce – affatto! Era normale per chi non signoreggia l’atomica né più in generale la tecnica. Vi è un sol modo per “usare” correttamente l’atomica: NON USARLA. In pratica, è “un gioco a somma zero” ma, ed ecco il punto – anche se queste cose siano state dette da Baudrillard o Virilio, illo tempore –, il punto vero è, SEMPRE: la VELOCITÀ. Finché durerà la “guerra del tempo” (P. Virilio) non potrà esservi un effettivo, vero controllo del nucleare. E, finché si rimane nelle solite sciocchezze convenzionali, non vi è alcuna, reale soluzione, nell’insieme dato, del problema. Così è con “la democrazia” (la “vacca sacra” del momento): fino a che si rimarrà nel quadro dato, l’ UNICA soluzione che si può dire si è che NON VI È “SOLUZIONE” oggi. Tranne la DISSOLUZIONE.
“Niente di nuovo sul fronte occidentale” (E. M. Remark, 1928) …
Pure sciocchezze quelle di Jünger – Schmitt fu molto più lucido –, quando sosteneva che: “Il controllo sui grandi armamenti è possibile soltanto dove regna un’etica occidentale”, E. JÜNGER - C. SCHMITT, Il nodo di Gordio, Adelphi Edizioni, Milano 2023, Parte di Jünger, p. 131. Infatti: stiamo vedendo, e continueremo a vedere … Se mai avessero tutta questa fantomatica “etica”, com’è possibile che non sono neanche lontanamente “avvertiti” del pericolo? E che ricercano con una continua escalation? “Danzar sull’orlo dell’iceberg”: proprio il Titanic – peraltro ricordato più volte da Jünger! – viene spontaneo in mente: in Europa si “Titanicizza” troppo facilmente, per così dire … Viene spontaneo in mente qualche detto di Aurobindo …
O è dunque vero che il quadro “costituzionale” serve a poco in ambito nucleare (e questa era la posizione di Anders), o “l’Occidente” non è più tale. L’apparenza di un “dilemma” è FALSA: sono due facce della STESSA medaglia. In realtà, più che medaglia, è tenaglia …
(Sia detto solo en passant, la Prefazione di C. Galli all’edizione, del lontano 1987, de Il Mulino, è migliore della Postfazione del 2023, di G. Gurisatti, nell’edizione dell’Adelphi)
NON È AFFATTO VERO che “solo” le “democrazie” siano in grado di “controllare” le armi nucleari, ché in realtà nessuno controlla, salvo che SI FERMI “la guerra del tempo”. Vero che – ma non ci voleva certo “l’arca di scienza” per capirlo –, la Russia c’è giunta vicino al loro uso; ma essendo, per vari motivi, focalizzata verso un confronto di LUNGO periodo, ha deciso di NON giocarsi tutte le carte in un sol momento e di resistere alla tendenza all’escalation, applicata dall’ “Occidente collettivo” cosiddetto. E i fatti son sinora dalla sua parte: sta vincendo, e senza escalation. Ma quest’atteggiamento di escalation perenne la dice lunga sull’assenza di un’ “etica della responsabilità” (Weber) nei vari “decisori” (apparenti!) del presente. Sull’effettiva possibilità dell’ “uso” (“riuso”) del nucleare si è detto in “Impolitiche Considerazioni”. Tuttavia NON ERA difficile capirlo! Bastava far 2+2= 4, che fa sempre 4. Né 3. Né 5.
Per riassumere il gran nodo: McArthur fu fermato **NON** da una decisione “politica” – sempre che la “politica” oggi esista realmente (ed è PIÙ CHE DUBBIO, cf. “Impolitiche Considerazioni” (2023) …) –, ma da una MACCHINA! Punto IMPORTANTISSIMO … E, se NON vi fosse stato questo, allora l’atomica sarebbe stata usata dagli Usa un’altra volta in Corea, senza problemi! Così son fatti. E LO SONO SEMPRE STATI, e sempre lo saranno.
NON è che “laggente” NON lo sappia, è che NON vuol sapere. NON è che “laggente” non protesti, è che, un tempo, aveva delle difficoltà a dare il suo consenso, ed oggi l’ha dato in un modo “irreversibile” (= NON è possibile (MAI) più “tornare indietro” allo “stato precedente”); tutto qui … Trattasi, è vero, di un consenso debole (“Impolitiche Considerazioni”), un consenso che più di essere un pieno “sì” – poche volte lo è oggi – è piuttosto una sorta di “NON NO”, e però SEMPRE CONSENSO è! Ma quanto può durare un regime del genere, vi è da CHIEDERSI. Oggi si sceglie sempre “il meno peggio”; e così, di “meno peggio” in un po’ meno “meno peggio”, si giunge di certo al “più peggio” …
La natura totalmente **opaca** dei “centri” (in apparenza) “decisori” di questo mondo, fa sì che già qualche anno fa ci si chiedesse in un numero di “Limes” (il 2/17), e che sia oggi legittimo chiedersi, e – *soprattutto* – chiedere: “CHI comanda il MONDO’”? La risposta è molto ma molto meno semplice di quanto sembri. Di certo, però, è che chi appare non signoreggia proprio niente. “Signoria” (= dominio) = Herrschaft). “Chi” ha, oggi – singolare o plurale, davvero POCO IMPORTA –, la “Signoria” (Herrschaft, che viene da “Herr” = signore) del mondo?
La risposta: “È ‘sovrano’ colui/coloro che decide/decidono dello (e nello) **stato d’eccezione**” (C. Schmitt) … In tal senso, è la “fine” del processo storico “come tale”, così come “la corsa FINALE verso Sud” è la spartizione “FINALE” secondo V. Žirinovskij, vale a dire secondo gli ambienti dei quali si faceva megafono … Di conseguenza, NON è vero quel che Cacciari scriveva: “La ‘fine della storia’ […] non è che l’ intrascendibilità stessa del divenire storico”, M. CACCIARI, Il lavoro dello spirito, cit., p. 93, corsivo in originale. Vero è che: “La ‘fine della storia’ è […] mitologia apocalittica, che spesso nasconde solo la paura della fine del proprio mondo ‘privato’”, ibid., grassetti miei. Vero, quasi sempre così è, quasi sempre, cioè il 99,9% delle volte; ma ciò NON toglie che la “fine della storia” esista, ed è uno SCACCO: è quando non è più possibile “andar oltre” per entrare in una diversa, relativamente “nuova”, situazione. Non è possibile “spartire oltre” dopo la “spartizione FINALE” (verso il SUD e NON l’ovest). Non è possibile alcun altro, seguente “quadro di riferimento” (“GLOBALE”), dopo lo “stato d’eccezione” (GLOBALE …), anch’esso FINALE. In tal caso, la storia finisce: oh sì! eccome! …
Avete voglia di almanaccare, permutare, prorogare un modello stra cotto: non vi è alcuna soluzione in vista! È **quel modello** lì che non funziona, e continuerà col NON FUNZIONARE. Ma non sarà “capito”, e le cose continueranno ad andare per il loro cammino …
@i
[1] “Orso. Incarna un’entità selvaggia, oscura e pericolosa che proviene dalla foresta e dalle caverne dove le forze della natura e della terra sono conservate nella loro condizione originaria e difficile da dominare. La simbologia dell’orso è legata senza dubbio alle concezioni ed alle condizioni di vita d’un popolo cacciatore per il quale quest’animale rappresenta al contempo il nemico da abbattere ma anche lo spirito della foresta da conoscere, rispettare ed imitare (qui vanno ricordati i riti dei Lapponi relativi a quest’animale). L’apparizione dell’orso (specie durante il sogno) è […] presagio d’un pericolo imminente o […] un’aggressione […]. […] aspetto d’orso assumono talora gli spiriti (hugir) delle persone, specie quando debbano sostenere un combattimento importante e decisivo. Assai significativa è senza dubbio la storia dell’eroe Böðvarr Piccolo orso (bjarki), del qual è riferito che, mentre rimaneva a sedere, un orso combatteva in sua vece sul campo di battaglia”, G. CHIESA ISNARDI, I miti nordici, Longanesi & C., Milano 1991, p. 577, corsivi in originale, grassetti miei. I riti dei Lappone hanno paralleli con quelli degli Ainu. Poi, l’orso “che combatte al posto di un uomo” – che si trova, però, altrove – trova paralleli in tradizioni di vari popoli. Altro passo sul tema: “Si potrebbe anche dire che, nell’animale, le diverse potenze o i diversi momenti della natura assumono la forma d’una maschera: l’acqua viene ‘impersonata’ dal pesce, l’aria dall’uccello; nel bufalo o nel bisonte la terra si manifesta nel suo aspetto generoso e fertile, nell’orso essa mostra il suo aspetto oscuro. Ora, le funzioni della natura sono potenze divine”, T. BURCKHARDT, Simboli, Edizioni all’Insegna del Veltro, Parma 1983, p. 18, corsivi e grassetti miei. Diverso è il discorso per il cervo, più legato allo “spirito del grano”, cf. M. PALMESANO, L’Uomo Cervo. Pantomima, rito e mito, Stamperia del Valentino, Napoli 2022. In qualche modo, si ripercuote la diversità tra i popoli sedentari – “lo spirito del grano” –, da un lato, e quelli nomadi (“l’orso delle ‘caverne’”). Tra l’altro, in ivi, pp. 110-15, si parla del “culto silvano di Diana” e si cita Capua. Beh, anni fa mi capitò di visitar l’interno, vicino Capua, il “Mausoleo delle Carceri vecchie” a San Prisco, per l’esattezza; e, dentro, vi si vede un graffito: è l’ uomo cervo!