Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/12/reminder-del-2022-frasi-del-2009.html.
Cf.
https://associazione-federicoii.blogspot.com/2023/04/frammento-3.html.
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“La faccia anteriore della croce, — quella che ricevette i tre terribili chiodi che fissarono al legno maledetto il corpo dolorante del Redentore, — è indicata dall’iscrizione INRI, incisa sul suo braccio trasversale. Quest’iscrizione corrisponde all’immagina schematica del ciclo riportata sul basamento (tav. XLVIII). Quindi stiamo in presenza di due croci simboliche, strumenti del medesimo supplizio: in alto, la croce divina, esempio del modo scelto per espiare, in basso la croce del globo, che indica il polo dell’ emisfero boreale e che individua nel tempo l’epoca fatale di quest’espiazione. Dio padre tiene in mano questo globo sormontato dal segno igneo, ed i quattro grandi secoli, — figurazioni storiche delle quattro età del mondo, — hanno i loro sovrani rappresentanti con lo stesso attributo: Alessandro, Augusto, Carlomagno, Luigi XIV [in nota si legge che il Re-Sole fu però, a differenza degli altri, solo re, così simbolizzando il sole che tramonta - nota mia]. Questo è ciò che c’insegna l’epigrafe INRI […] tradotta da Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum, ma che prende alla croce il significato occulto: Igne Natura Renovatur Integra. Perché […] il nostro emisfero sarà provato col fuoco e nel fuoco”.
FULCANELLI, Il mistero delle cattedrali, Edizioni Mediterranee, Roma 1972, pp. 172-173, corsivi in originale. La PRIMA EDIZIONE di tal testo è di CENTO ANNI fa: 1925. Questo si evince dalla Prima Prefazione di Canseliet, datata l’ottobre 1925 …
L’illustrazione, ai risguardi – una sorta di “Tavola” non numerata –, presenta la seguente didascalia: “La Sfinge protegge e domina la Scienza (disegno di Julien Champagne)”, corsivi in originale.
E nell’illustrazione, leggesi:
“• Omnia • ab • uno • et • in • unum • omnia •”.
In caratteri gotici detti “fraktur” e cioè meno arzigogolati.
“Forse Giovanni XXIV condivide la sindrome […] che incideva di […] perplessità la fronte dei suoi augusti predecessori, Paolo VI e Libero I”.
G. MORSELLI, Roma senza papa, Adelphi Edizioni, Milano 2013, p. 114; edizione originale: 1974.
“Si sono costituiti in Sicilia e Calabria «comitati d’agitazione» pro-Iper (a sostegno dell’Iperdulia), organizzati da notabili laici locali. È una reazione ai movimenti in senso opposto, anti-Iper, che son sorti anni fa in Francia, Spagna, Olanda, incoraggiata dai documenti ambigui – per non dir altro – del defunto Santità Libero I […].
Ma il danno maggiore sta nel farne un argomento da pubblica opinione […]. La Chiesa moderna ha due basi: la dottrina tridentina e il Papa. Non si sente affatto il bisogno che questo dualismo si trasformi in Trinità con la consacrazione d’uno ‘Spirito Santo’ democratico. […] Ammetto che si possano dibattere i dettagli della ‘forma’ odierna; ma nelle debite sedi. […] La questione sta mettendo in luce il vizio del secolo, la volgarizzazione o laicizzazione della sfera ecclesiastica e religiosa.
Basta […] con sigle da campionato di calcio, associazioni, leghe o comitati abusivi ed irresponsabili, che si appellano alla coscienza di trecento milioni di credenti avendo a esponenti deputati e commercialisti, medici o musicisti. Lasciate che i difensori d’una fondamentale tradizione, ed istituzione, siano quelli legittimi, e cioè i competenti. (Diciamo pure, gli specialisti). Sta a loro vedersela […].
E forse toccava ad un modesto teologo di Einsiedeln impostare il problema in questi termini pregiudiziali, che, salvo errore, sono i termini reali”.
Ivi, pp. 15-16, corsivi in originale, grassetti miei.
Ecco che c’è questa voglia oggi, anche se il bagno di folla (recentissimo) NON può esser cancellato come se non fosse MAI stato … insomma, che si ritorni agli “specialisti” …
“Il grande errore, signor Canonico, fu quello di Sua Santità Paolo VI, […] allora non ero nato. Abolire il giuramento antimodernista.
Con tutte le conseguenze fatali”.
Ivi, p. 138.
“Ma che conta avergli cambiato nome? Sempre diavolo è.
Reazione ingenua che io correggerei osservando che, ogni volta che cade un punto dottrinale, l’ordine del mondo risulta offeso ed indebolito. Per tornare alla sua Santità Giovanni XXIV, pare sicuro che proprio durante quel soggiorno in Iraq si rendesse conto […]”.
Ivi, p. 159, grassetti miei.
“M’interrompo, qui, per domandarmi: perché mai questo Papa avrà voluto richiamarsi nel suo nome pontificale a un predecessore recente [ricordiamo che Morselli scriveva nel 1 9 7 4, quindi quest’uso – che, dopo, si sarebbe visto – NON ERA così evidente al tempo di Morselli] e così illustre, così impegnativo? Perché ‘Giovanni’ e non Pio, Benedetto [ma ne abbiam visto uno, dopo!] o Clemente? La stessa domanda se l’era posta, o ripetuta, Tschudi, giusto poco prima dell’udienza. Tschudi, che insegna latino nel seminario di Einsiedeln, nonostante il mestiere grigio è un temperamento vivace, giornalistico. Rispondeva: probabilmente lo ha voluto per reazione a una reazione: subito dopo Giovanni XXIII, dalla bontà un po’ facile [che si dice anche dell’appena scomparso papa] e che ha reso facili le olografie [idem], ben due papi si son creduti in dovere d’ipostatizzare una santità e bontà di accesso indiretto, che potesse sembrare critica, o, quanto meno, riflessa. Capace, poniamo, di dar ragione a quelli per cui la fede è piuttosto caduta (nel profondo) che un’ascensione. Insomma, i tormentati schemi messi di moda da Paolo VI [che, poi, pare l’oggetto diretto – indiretto lo spettro è ben più vasto – della critica di Morselli]”.
Ivi, p. 176, miei osservazioni fra parentesi quadre. [*]
“Ho sempre pensato che in tempi come i nostri, chi è ai remi li deve usare, la navicella è sugli scogli. Non la piccola rustica ecclesia di Einsiedeln: la Chiesa. Nell’ambito esiguo che mi compete, ai remi sto dando tutte le mie forze e domani se mi vorranno farò il mio turno di guardia sul ponte, pensando a me stesso il meno possibile. Non ho altri programmi”.
Ivi, p. 14.
“I due […] non hanno dubbi al riguardo e trovano che l’Italia non è mai stata tanto ‘politique d’abord’ come oggi […]. La riforma burocratica e fiscale [frasi del lontano 1 9 7 4 e l’ “agenda” è rimasta uguale! Dopo tanti anni!], la riforma universitaria [sic!], il deficit dei comuni stabilizzato sul milione (di miliardi di lire [al tempo c’erano ancora le lire]), il progetto di piccolo divorzio [il referendum abrogativo della legge sul divorzio è del 1974 e la legge però era del 1970, e tale legge NON fu abolita nel ‘74], queste ardue trattande dividono verticalmente il mondo politico italiano, pur non turbando in nessun modo gli Italiani [anche questo è **MOLTO** ricorrente, in Italia …]. Notizia del giorno: dimissioni dell’Alto commissario europeo, un lussemburghese […]. Dai loro commenti risulta che c’è un punto su cui in Italia regna completo accordo. Edificata l’Europa, gli Italiani si sentono tutti indistintamente retrocessi a ‘Sud’ […] e tutti indistintamente spregiati, incompresi, sfruttati, da «quelli là del nord» [E LA COSA È CONTINUATA … non è vero? …], lussemburghesi, francesi, belgi o tedeschi. La proposta, avanzata da un tedesco al Parlamento federale, di hôtelizzare definitivamente il paese [E CHE COSA SI È FATTO DOPO, soprattutto, ultimamente …? se non “hôtelizzare” …?], è vista come un oltraggio [nel 1974, forse sì ancora, ma ormai, da tempo, ciò è super accettato in Italia]. — Ci hanno detto — lamentava Baldesarrinucci — che le nostra fabbriche di auto, di frigoriferi erano relitti anti-economici di un passato autarchico [come poi sarebbe stata la via presa, ma decenni dopo]. «Da voi solo il sole». Così ci hanno detto questi yankee del Reno!”.
Ivi, p. 110, miei osservazioni fra parentesi quadre. Sono interessanti queste considerazioni, giova ripeterlo, del – lontano – 1974 …
Quante poche cose – quelle di fondo, sostanziali – sono cambiate dal 1974 ad oggi!
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[*] Va precisato che Morselli NON ERA un mero “conservatore” – pur dando voce, nel testo citato qui su, a tale corrente (interessante notare come, in tanti anni, ben poco sia cambiato!) –, ma la sua critica era, PIUTTOSTO, sull’ OBLIO del lato “escatologico” che la Chiesa del tempo aveva fatto e nella sua “resa” al mondo. Condivido, solo che tale “resa” comincia ben prima di Paolo VI …!
Piccolo particolare …
In realtà, il tema de “LA” Fine viene da Morselli trattato in maniera pienamente novecentesca – e, pur in modo diverso, a volte diversissimo, ha dei tratti dell’ultimo Buzzati de Il deserto dei Tartari ma con scarsi accenti “esistenzialisti” –, cioè come lui trattava quel tema ben poco a che vedere ha con “LA” effettiva fine; nondimeno, immaginava una “soluzione di continuità” della/nella “CRISI DEL MONDO MODERNO” (Guénon) ed in una “soluzione di continuità” nella quale l’ UOMO RIMANESSE vivo, o almeno una parte, minima quanto si vuole – anche UN SOLO individuo umano rimanesse vivo –, mentre tutto il resto del mondo **umano** scompariva, et tuttavia la natura continuava nel suo corso senza che vi cambiasse nulla: il che NON PUÒ essere, stante lo STATO di **GIÀ** PROFONDISSIMA alterazione oggi presente del “mondo naturale” stesso.
Si mantiene dunque la frattura uomo/cosmo che ha costruito la base della modernità = NON è “LA” Fine tout court … alla fin fine …