lunedì 14 ottobre 2024

“‘Ovvero”, il dì di distruzione del Tempio, 3 – “Roscia” –

 

 

 

 

 

La leggenda cristiana afferma per parte sua che l’Anticristo uscirà dalla tribù di Dan. Già nelle fonti tannaitiche più antiche Amalec è usato per designare Roma (si veda la nota 417 a pagina 315), e questa leggenda che lo vede deridere il patto di Abramo (cioè la circoncisione) riproduce l’abitudine dei romani (in particolare durante le persecuzioni da Adriano) verso questo rito […]. Nella letteratura più tarda Amalec, cioè Roma, sta per la Cristianità […]. Nella Qabbalah Amalec corrisponde a Samma’èl e all’inclinazione al male; cfr, Zohar III, 289b. È interessante notare come Giustino, Dialogo, 131, abbia familiarità con quest’accezione del nome Amalec”.

L. GINZBERG, Le leggende degli ebrei IV. Mosè in Egitto - Mosè nel deserto, Adelphi Edizioni, Milano 2003, p. 313, nota finale n.141 del curatore (Ginzberg), corsivi in originale. Il passo cui fa riferimento il commento in nota finale, di Ginzberg, è quello relativo al noto fatto che la tribù di Dan era nota per la sua forte propensione “all’idolatria” , dal punto di vista biblico, chiaramente.

 

In queste fonti Amalec rappresenta Roma: di qui l’allusione alla distruzione del Tempio”.

Ivi, nota finale n.147, p. 315.[PS]

 

 

 

 

Intanto Mosè ricevette la prescrizione della vacca rossa, il cui significato profondo fu rivelato a lui soltanto e a nessun altro essere umano. L’indomani l’animale venne ucciso e bruciato sotto la supervisione di Eleazar, il figlio di Aronne. È pur vero che oltre a quella altre vacche rosse sarebbero comparse nelle generazioni future: ma le ceneri della prima si conserveranno in eterno e, mescolate a quelle delle altre, saranno usate per la purificazione d’Israele”, L. GINZBERG, Le leggende degli ebrei. V. Verso la Terra Promessa, Adelphi Edizioni, Milano 2014, pp. 92-93, corsivi e grassetti miei.

In relazione a questo passo: “andando in esilio a Babilonia i figli d’Israele portarono con sé le ceneri della vacca rossa. Šu‘aib […] cita dalla Mišnah Parah 3,5 l’idea che sarà il Messia a procurare la decima vacca rossa, ma la nostra [di Ginzberg] recensione della Mišnah dice che dall’epoca di Mosè fino ALLA DISTRUZIONE DEL SECONDO TEMPIO ci furono nove vacche rosse, e NON parla di quella che verrà nel tempo futuro”, ivi, nota finale n.157 del curatore (Ginzberg), p. 341, corsivi in originale, grassetti E MAIUSCOLE miei. Questo però fa capir bene la relazione – stretta – fra la “(DECIMA) ‘vacca rossa’” (o giovenca rossa) e l’edificazione del TERZO Tempio: dalla fine del secondo non si vedono più “vacche rosse” nel senso (“SEGRETO”) rivelato al solo Mosè …

Come si sa, Mosè guidò – “da par suo” – il popolo fino alla “Terra Promessa” e giunse a vederla, però mai ad entravi davvero: “Sul CASTIGO riservato a Mosè PER LA SUA RILUTTANZA AD ACCETTARE il comando [divino], si veda vol. IV, p. 86”, ivi, nota finale n.557 del curatore (Ginzberg), p. 394, MAIUSCOLE MIE. “Sulla titubanza di Mosè  ad assumere la guida del popolo, si veda vol. IV, pp. 77-81”, ivi, nota finale n. 566 del curatore (Ginzberg), p. 393, grassetto mio. 

Su Dan: “Lo Zohar osserva che la tribù di Dan ha dato quattro eroi: Sansone, Zaria, Ira, l’amico di David (2 Sam, 20, 26) e Seraia che, in quanto assistente del Messia – che sarà membro della tribù di Efraìm –, getterà lo scompiglio fra i gentili.  Il nesso fra questo personaggio e la leggenda cristiana sul danita discendente dell’Anticristo [l’Anticristo come proveniente dalla tribù di Dan] è ovvia, per quanto sia difficile seguirne il percorso”, ivi, nota finale n. 594 del curatore (Ginzberg), pp. 395-396, corsivi in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.

Vi sarebbe ben più da dirsi, ma – oltre a “puntualizzar” qualcosa sulla questione (oscura) della “giovenca rossa” – si vuol, qui di seguito, soltanto ricordare un altro “DATO” (e NON fra i minori!) relativo a questo tema:

“Mosè è l’uomo, il capo, che fa d’anello di congiunzione tra il popolo ebraico e Dio, ne fissa la legge sempre da Dio ricevuta, ne cementa l’animo e lo spirito. Di Mosè sappiamo molto, tranne la sua origine abbastanza fantasiosa, ma che comunque non ci assicura in nessun caso che fosse ebreo. Abbandonato appena nato al destino, in un cesto di vimini lungo il Nilo, viene raccolto da un parente del faraone che lo adotta. Educato a corte, con i privilegi dell’insegnamento riservati alla famiglia reale, accede ai più alti gradi della gerarchia iniziatica e sacerdotale egiziana. Dopo abbandona tutto per vagare nel deserto con un popolo affrancato dalla schiavitù. […] Quel ch’è certo è che con Mosè s’interrompe una continuità storica ed universale, che sino a quel momento si era mantenuta in vita “la trasmissione delle conoscenze”, la cui divulgazione era vietata al popolo e riservata esclusivamente alla classe sacerdotale. I gerofanti egizi non n’erano gli inventori, ma solo i depositari legati dal vincolo di giuramento che Mosè tradì. Questi segreti o principî vengono fissati in forma scritta nell’Antico Testamento, anche se occultati, e furono diffusi all’interno di un popolo ancor pagano e di dura cervice. Ma ciò ch’è peggio, con questoccultamento s’interrompe quella catena universale che fino ad allora aveva perfettamente funzionato. E perché non ci sia dubbio che tutto rimanga circoscritto al suo popolo, Mosè impone, per volontà divina, che l’ebreo sia diverso nei costumi e nel comportamento e che non possa contrarre matrimonio al di fuori della sua religione e della sua razza. È l’unico popolo che dimostrerà nei secoli, anche senza una patria, di sapersi adattare alle circostanze in paesi stranieri, ma mantenendo sempre quelle prerogative che ne fanno una comunità diversa e a parte.

Mosè è un egiziano, non predestinato, ma solo per caso ebbe accesso ai segreti dei faraoni, li rubò e poi fuggì? È una domanda  che a un giovane di Los Angeles o a un postino di Parigi, oggi poco importa, ma a una certa parte dei centri iniziatici europei, alla vigilia del nuovo secolo (1900) interessava molto, e continueranno ad aver lo stesso interesse fino ai nostri giorni”, F. G. GIANNINI, … I FIGLI DEGLI DÈI … Genesi “Capitolo VI”, Editrice New Style, Crema 1998 (edizione rivista dell’originale del 1993), pp. 31-32, corsivi e grassetti miei.[*] A costoro – che fossero nel 1998 di questa o di quella categoria sociale, oggi di un’altra – la questione NON interessava, ma NON interessa neanche oggi; ma, invece, a “certi” ambienti, ancor oggi, MOLTO interessa! E noi siamo infatti l’ EFFETTO di quella questione, potremmo persino dire (se si potesse poi esser compresi … [quindi la questione “Das Vierte Reich” è ricollegabile anche a questo tema …]), ma la cosa ci condurrebbe davvero troppo lontano: finiamola qui …

Una sola osservazione, legata con il diverso trattamento de nucleo ebraico che, a loro dire, sarebbe legato con alcune forme di Cabala e il resto del popolo ebraico, che, spesso, si è mescolato con altre, differenti etnie. Su ciò G. Galli vide giusto, cf. G. GALLI, Hitler e l’esoterismo, Oaks Editrice, Sesto San Giovanni (MI) 2020, pp. 83-84, parole su cui si dovrebbe attentamente riflettere, ed anche propriamente commentare.

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[*] Tra l’altro, cf. in ivi, p. 42, per un “alfabeto templare” … interessante in relazione a quel vecchio post in cui si vedono delle lettere di tali alfabeti “segreti” su delle pietre in un paesino dell’Appennino …

 

[PS] Sugli Amaleciti e la loro esaltazione da parte di G. de Nerval (pseudonimo di Gérard Labrunie) cf. M. BIZZARRI, Rennes le Chateau. Dal Vangelo perduto dei Cainiti, Edizioni Mediterranee, Roma 2005, pp. 125-126. Anche qui vi sarebbe di che riflettervi su, con attenzione sempre …

Un solo rilievo voglio far qui: più volte Bizzarri allude al fatto che l’organizzazione dietro l’ “affaire” di Rennes-le-Chateau sia esistente ancor oggi – così come vari gruppi pseudo, para “ofitici” o anche, in qualche maniera, realmente ricollegabili, per vie traverse, con queste credenze – siano ancor oggi esistenti … che dire: ça va sans dire! … Sul legame, stretto, fra gli Amaleciti ed i Cainiti, cf. ivi, pp. 138-139.

Sul legame di von Sebottendorff con questi “mandanti” – cosa verissima peraltro! – cf. ivi, p. 156. Altrettanto vero si è che la Massoneria non ha niente a che vedere con Sebottendorff – a sua volte con similarità con le “fonti” di Nerval (infatti: “tutto si tiene” … ) –, et tuttavia, tuttavia un’organizzazione iniziatica può essere sempre più infiltrata da “certe” influenze, come appunto è stato il caso della Massoneria, che dunque NON È la causa di quel che si vede oggi, ma è stata piuttosto talvolta – o spesso –  UNO STRUMENTO.

Chiaramente oggi siamo in un altro quadro del mondo, e molte cose, ormai, hanno soltanto un interesse storico, “e nulla più” per dirla con Poe …

Si fan qui, dunque, solo considerazioni – ormai – di mera natura storica, e però non prive d’interesse né ininfluenti. Diciamola in tal modo: qui si danno delle indicazioni storiche CON riflessi NEL presente …