“Questi numeri 515 e 666, che vediamo alternarsi così regolarmente, si oppongono l’uno all’altro nel simbolismo adottato da Dante: infatti, si sa che 666 è nell’ Apocalisse il ‘numero della bestia’, e che ci si è dedicati ad innumerevoli calcoli, spesso fantastici, per trovare il nome dell’Anticristo, di cui deve rappresentare il valore numerico ‘poiché questo numero è un numero d’uomo’ [in nota: “Apocalisse, XIII, 18”]; d’altra parte, 515 è enunciato esplicitamente, con un significato direttamente contrario al precedente, nella predizione di Beatrice: ‘Un cinquecento diece e cinque, messo di Dio’. Si è pensato che questo 515 fosse fosse la stessa cosa del misterioso Veltro [Cane = Can = Khan], nemico della lupa che così si trova identificata alla bestia apocalittica [in nota: “Inferno, I, 100-111”] […]. Non abbiamo qui l’intenzione di discutere il significato del Veltro, ma non crediamo che bisogna vedervi l’allusione ad un personaggio determinato […]. […] il numero 515 si trascrive in lettere latine DXV […]. In realtà, basta cambiare l’ordine delle lettere per avere DVX, vale a dire il termine Dux, che si comprende senza spiegazioni; e aggiungeremo che la somma delle cifre 515 dà ancora il numero 11”.
R. GUÉNON, L’esoterismo di Dante, Atanòr, Roma 1976, pp. 59-60, corsivi in originale, grassetti miei.
Ricordiamo che L’esoterismo di Dante fu pubblicato per la prima volta sulla rivista “Atanòr” nell’ormai lontano 1923.
“[…] il numero apocalittico 666, il ‘numero della Bestia’, è anche un numero solare[1]. Del resto, secondo sant’Ippolito, ‘il Messia e l’Anticristo hanno entrambi per emblema il leone’, che è un altro simbolo solare; si potrebbe fare la stessa osservazione per il serpente[2] e per molti altri simboli”.
ID., Il Re del mondo, Adelphi Editore, Milano 1977, p. 35. Venerata copia proprio del – lontano – 1977, un po’ ingiallita e vecchia, ma sempre valida.
“[…] il coccodrillo, il cui luogo centrale sembra essere il mi (acqua-terra), occupa tutta la zona terrestre re-la-mi-si, in quanto quest’animale la fecondità, la cultura umana e la potenza terrestre. L’antica cultura egizia lo metteva in relazione con l’arcobaleno e gli attribuì il potere di minacciare il cielo (asse valle-montagna), dato che il coccodrillo è l’unico animale la cui gola è diretta verso il cielo. Nella lotta che avviene tra il cielo e la terra, la gola del coccodrillo rappresenta al forza della terra che si oppone alla gola della montagna. Come la balena, […] il coccodrillo si rappresenta spesso con una coda a forma di boccaccia. Nella cultura messicana si aggiunge a tale rappresentazione l’idea che quest’animale, simbolo della terra feconda e della cultura umana, sarà decapitato alla fine del mondo”.
M. SCHNEIDER, Gli animali simbolici, Rusconi Libri, Milano 1986, p. 292, corsivi in originale, e grassetti miei.
Guénon recensiva una pubblicazione – una rivista – del lontano 1944, nella quale si parlava del simbolismo numerico in Virgilio, particolarmente nelle Ecloghe.
“Pertanto, ci limiteremo a dire che i numeri principali messi in evidenza e ripetuti con significativa insistenza sono: 183, per mezzo del quale, stando a Plutarco, ‘i Pitagorici avevano rappresentato l’armonia stessa del grande Cosmo’, 333 e 666; anche quest’ultimo è ‘un numero pitagorico, triangolare di 36, a sua volta triangolo di 8, l’Ogdoade doppio della Tetrade’. Aggiungeremo che è essenzialmente un numero ‘solare’ e faremo notare che il significato attribuitogli dall’ Apocalisse non costituisce affatto, come afferma l’autore, un ‘capovolgimento dei valori’, ma rappresenta in realtà un’applicazione dell’aspetto opposto di questo numero che, come tanti altri simboli, ha in sé contemporaneamente un significato ‘benefico’ ed uno ‘malefico’. Virgilio evidentemente si riferiva al primo di questi significati; ora, è esatto dire che egli abbia voluto fare del 666, in particolare la ‘cifra di Cesare’, come sembrerebbe confermato dal fatto che, secondo il commentatore Servio, la Dafne dell’Egloga V, quella centrale, non sarebbe che Cesare stesso? La cosa non sarebbe affatto inverosimile, e quest’interpretazione viene suffragata da altri accostamenti abbastanza rilevanti; d’altro parte, in ciò non si dovrebbe vedere un’applicazione semplicemente ‘politica’, nel senso usuale del termine, se si pone mente all’aspetto non solo ‘religioso’ (come riconosce l’autore [bontà sua]), ma anche realmente ‘esoterico’ della figura di Cesare [qui, tuttavia, BEN POCHI ci seguiranno]. Non possiamo dire di più sull’argomento, ma riteniamo di averne parlato abbastanza”, R. GUÉNON, Forme tradizionali e cicli cosmici, Edizioni Mediterranee, Roma 1974, p. 141, corsivo in originale, grassetti miei, mie osservazioni fra parentesi quadre.
Da questo – complesso ed interessante – discorso voglio solo estrarre due conclusioni: 1) l’ “A.” parodizza una funzione, in quanto tale, ben reale: quella di Cesare, d’ “Imperator” appunto, quella di Cesare anche in senso, almeno – vi è di più, come s’è visto – religioso; e 2) senza esser ben consapevoli di questo FATTO – cioè del ruolo ANCHE religioso di Cesare, DUNQUE ANCHE della sua parodia!! –, OGNI opposizione, che RIMANGA sul piano politico, economico ed ANCHE religioso istituzionale, NON “religioso” PROFONDO, è DESTINATA allo ZERO, è destinata soltanto all’ IRRILEVANZA completa. Tale opposizione, infatti, NON tocca in alcun modo il punto REALE della situazione, senza per questo che qui si neghino gli aspetti politici, economici e d’ogni altro genere. Ma, se anche si assommassero tutti questi altri aspetti, sfuggirebbe il “nocciolo” del problema. Perché? Perché tal “nocciolo” si pone su di un ALTRO piano. Ed è di quest’ultimo che occorre l’esser consapevoli, OGGI.
A. A. Ianniello
PS. Qui – su questo blog – vi è stato, TEMPO FA, il post n°666 che, però – tra vari cambiamenti e cancellazioni di post –, poi ha perso quel numero (cioè il n°666 …)
Questo ci si limita – qui – solo a ricordarlo …
Interessante – inoltre – come si scrive 666 nella scrittura binaria: 1010011010. Cioè in scrittura decimale, scomponendolo –, 10-100-110-10.
I “figli di Adonicam” – Adòn = Signore – che tornano dall’esilio di Babylonia, sono esattamente 666, cf. Esdra 2, 13. Inoltre, il Vangelo di Marco – quello delle origini, al quale furono aggiunti 12 vss. finali – conteneva esattamente 666 versi. Il simbolo di Marco è il Leone, come ben si sa, il che conferma la natura “solare” del numero 666, ma un “Sole nero” – Die Schwarze Sonne, genere femminile, attenzione! –, cioè un Sole inverso: il Sole del mondo dei morti, di Osiride Nero, “il dio nero”[3] e NON il dio verde[4], per quanto sia vero che, spesso, il verde volga verso il nero[5] e ne sia, per così dir, maschera. Se tu schiacci foglie verdi a lungo, esse tenderanno a divenire NERE. Per esempio, con le foglie dell’ortica.
“Adonikam, Adonicam (ebr. «il mio signore si è levato») ♦1 Un gruppo familiare (“figli di Adonikam”) che ritornò con Zorobabele dalla cattività babilonese (Esd 2,13). 2 Un gruppo più piccolo che ritornò successivamente con Esdra (Esd 8, 13)”, Il dizionario della Bibbia, a cura di P. J. Achtemeier e della Society of Biblical Literaure. Edizione italiana a cura di P. Capelli, prefazione di Fr. E. Bianchi, Zanichelli Editore, Bologna 2003, p. 29, grassetto in originale.
Si sa che i manoscritti originali di Ossirinco – per quanto frammentari – contengono, in luogo di 666, la cifra di 616; secondo alcuni, il passaggio di 616 a 666 fu fatto per far combaciare la gematria col numero del nome di Nerone: NRW QSR = 616 … Se però si aggiunge il nun finale: NRW (più) N QSR = 666 … Sul “nun” cf. R. GUÉNON, “I misteri della lettera Nûn” in Simboli della scienza sacra, Adelphi Edizioni, Milano 1975 – cinquant’anni fa! – pp. 141-145.
Se si scompone il 666 nei suoi fattori, si ha: 666=2x3x3x37. Ma 2x3x3=3x6=18. E 18 è il numero della lama della Luna nei Tarocchi, NON casualmente … Poi: 18x37=666. Ma 37=36+1. E 36 è un numero triangolare – come diceva qui su Guénon – , cioè che si può rappresentar visivamente in un triangolo, come i numeri quadrati si possono rappresentare con un quadrato, per l’appunto. Quindi 666=(6x2)x(62+1).
Per finire: 666 = 1 + 2 + 3 + 4 + … + 36. Ed i numeri d’una roulette, appunto, son 36, cioè la “cifra nascosta” DENTRO al 666. Si confronti, ancora, con l’esa, n.36 dell’ Yijing [“I Ching”] … Secondo alcuni, quest’esagramma sarebbe l’unico esagramma “DIABOLICO” dell’ Yijing … Peraltro, il 36 è “il culmine” dello yin …
[1] In nota: “questo numero è formato per esempio dal nome di Sorath, demone del Sole, e opposto come tale all’angelo Mikael”, ibid., corsivi in originale, grassetti miei.
[2] In nota: “I due aspetti opposti son raffigurati, per esempio, dai due serpenti del caduceo; nell’iconografia cristiana sono riuniti nell’ ‘anfisbena’, il serpente a due teste, delle quali una rappresenta Cristo e l’altra Satana”, ibid., corsivo e grassetti miei.
[4] Legato al “Nilo verde” cosiddetto: “Sfinimento! Siccità! Aridità! Hapi ha abbandonato la sua terra. Le sue acque lente e base lasciano emergere isolotti di sabbia; sei tu, Hapi, o è il coccodrillo di Seth dal respiro infuocato che raggrinza e dissecca ogni forma di vita sulla terra riarsa? […] Il gran giorno s’avvicina: i preposti ai canali e ai fossati ne controllano la pulizia da parte dei rispettivi proprietari. […] In file serrate, tutti gli uomini validi scendono in fondo ai canali, prendono un carico di terra, e risalgono a versarlo oltre la sponda. ‘Il lavoro è penoso, e la calura è immensa … La siccità ci divora. Siamo stanchi, sfiniti!’
[…] Al nilometro di Elefantina, gli addetti han registrato un leggero rialzo del livello. Il Nilo cresce! Il Nilo cresce! Un’aspettativa carica di tensione s’impadronisce d’uomini e bestie; la terra, ch’è tutta una crepa, sembra aprirsi ancor di più, tensione meglio aspirare l’acqua divina. Il Nilo cresce: una fresca brezza del Nord è il primo presagio. Il Tempio annuncia agli scribi che l’arrivo delle nuove acque è vicino … Il Nilo cresce! Una schiuma verdastra inghiotte le acque basse: è il Nilo verde, il precursore: è l’acqua fetida dei primi giorni! Il Nilo cresce … il verde malsano è passato. La gente si rallegra, poiché l’offerta del Neter è caduta sull’Egitto.
Il Nilo cresce! Iside ha versato la lacrima divina che dà libero corso ai flutti. ‘Ecco che viene, l’acqua di Vita che nel cielo; ecco che viene, l’acqua di vita che è nella terra! Il cielo brucia per te, la terra brucia per te davanti alla nascita del Neter! Le due montagne si aprono, il Neter si manifesta, il Neter prende possesso del proprio corpo’. I sacerdoti immolano tori neri e spandono fior di loto sulle acque.
Il Nilo cresce! […] Uomini e bestie si rianimano; palme e foglie riprendono vita”, I. SCHWALLER DE LUBICZ, Her-Bak Cecio), L’Ottava Edizioni, Milano 1985, pp. 100-101, corsivi in originale, grassetti miei. 1985-2025 – quarant’anni fa. Egitto! Strappato dalle grinfie di Seth grazie a Hapi! Il nome di “Hapi” NON È quello usuale del Nilo: “Durante il periodo dell’inondazione, il Nilo viene chiamato Hapi. È rappresentato da un personaggio androgino”, ivi, Commentario, p. 392, corsivo in originale, grassetti miei.
“Il Nilo, allora chiamato semplicemente “il Fiume” (itrw), veniva, o almeno così si credeva, dal luogo in cui aveva avuto inizio il mondo. Per questo motivo, gli Egizi si orientavano a sud, verso la grotta di Assuan dove il Nilo aveva al sua sorgente mitologica […]. Secondo il mito, la causa dell’Inondazione erano le abbondanti lacrime che la dea Iside versava nel fiume in ricordo del suo caro marito morto, Osiride. Gli antichi Egizi commemoravano l’evento ogni anno nella Notte delle Nuvole (Gerekh-en-Haty), la grande festa che segnava l’inizio dell’Inondazione, che gli egiziani moderni han continuato a celebrare fino alla costruzione della diga di Assuan con il nome di Notte della Lacrima (Leilet el-Nuktah, 18 Giugno). Tenendo presente la vitale importanza del Nilo, è sorprendente scoprire che esso non fosse il dio più importante del paese. In realtà, il fiume in quanto tale non veniva affatto adorato, ed era invece rappresentato da Hapi, lo Spirito o l’Essenza del Nilo”, B. WATTERSON, Alla scoperta degli dèi dell’antico Egitto, Newton & Compton editori, Roma 2001, p. 16, corsivi in originale, grassetti miei. Interessante sottolineare come – ad esser immolati – erano, in realtà, i “Bue Apis”, il cui culto continuò durante l’epoca greco-romana, cf. ivi, p. 153. Per esempio, ve n’è una statua – un bell’esemplare di “Apis” – a Benevento, peraltro luogo significativo del culto d’Iside, non a caso. Qui due osservazioni: 1) tranne la macchia bianca – NON ROSSA (e qui pensiamo alla giovenca rossa fondamentale per la riconsacrazione del Tempio!) – i buoi “Apis” erano neri …! 2) Il nome di “Apis” è Hap, simile a Hapi. UN CASO? No!, poiché in quelle feste vi s’immolavano buoni neri … “Che ha orecchie per” …
[5] La caccia al “Leone verde” cosiddetto … La chasse au Lion Vert …