“Durante il suo soggiorno a corte, Abraham, «il negro di Pietro il Grande» [in nota: “Tal è il titolo di un romanzo incompiuto di Puškin, dedicato al suo avo”], ha fatto anche lui la conoscenza col bastone, la dubina, dello zar. Ma questo genere di correzione non è solo riservato ai familiari di Pietro. Spesso egli convoca nella sua camera qualche eminente funzionario di cui ha da lamentarsi, e là, senza testimoni, lo picchia col bastone. Esser bastonati da Sua Maestà non è una disgrazia; la sanzione, esse4ndo segreta, confina con un favore. Uscendo dalla camera, il paziente s’impettisce e finge di aver partecipato ad un colloquio confidenziale della più alta importanza. Talvolta Pietro incarica uno dei suoi favoriti a sostituirlo. […] Durante la campagna di Persia, si avventura la notte fuori dalla tenda, picchia di santa ragione proprio il suo uomo di fiducia Volynski, che nell’oscurità ha scambiato per un altro; infine si accorge dello sbaglio, scoppia a ridere e dice: «Non importa, meriterai un giorno o l’altro ciò che hai ricevuto oggi; non avrai che da ricordarmi che sei già stato pagato» [la fonte e dalle Memorie del principe Golytzin]. Queste violenze sono dovute senza dubbio al carattere irascibile del sovrano, ma corrispondono anche alla sua concezione del modo di governare la Russia. Un giorno scorge tra le mani di un capitano di vascello un libro che costui cerca di nascondere; getta uno sguardo sulla pagina e legge: «La Russia è come il baccalà; se non è battuto e ribattuto, non se ne fa niente di buono». E allorché il capitano si vede già sul tavolaccio, lo zar sorride e dichiara: «Tu fai letture utili; avrai una promozione». Nella sua mente, la dubina è riservata a coloro che ama e che egli corregge per il loro bene. Gli altri son destinati ad un trattamento più severo. Non è raro che, dopo aver lisciato ben bene un familiare, lo inviti a pranzo lo stesso giorno. È il balsamo sulla ferita”, H. TROYAT, Pietro il Grande, Rusconi Libri, Milano 1986, pp. 265-266, corsivo in originale, mie osservazioni fra parentesi quadre. “Certi eccessi gli sono ispirati invece dal desiderio di ridere e di sorridere. Così, il 30 aprile 1729, egli fa suonare le campane a martello e risvegli di soprassalto gli abitanti di San Pietroburgo, i quali, credendo si tratti d’un incendio, si precipitano nei luoghi del presunto sinistro, e si trovano davanti ad un fuocherello acceso per ordine dello zar. I soldati che attizzano le fiamme dicono loro ridendo che si tratta di uno scherzo di Sua Maestà”, ivi, p. 270.
Andrea A. Ianniello
Copertina di H. TROYAT, Pietro il Grande, Rusconi Libri, Milano 1986.
“la fonte e” qui sopra, va cambiato in: la fonte è
RispondiEliminaAnche esse4ndo qui sopra, va cambiato in: essendo. Senza il 4, un tipico errore di battitura (ce ne son molti di errori!, se ne scoprono sempre!).
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